Cerimonia del tè giapponese? Dimenticatevi il matcha in polvere preparato con gesti lenti e solenni: ora si svolge sul bancone del bar ed è in foglie… rigorosamente single-origin
Cominciamo sfatando dei miti: quando si parla di rito del tè giapponese vengono subito in mente il tè in polvere matcha, tatami, ospiti inginocchiati e maestro del tè in kimono. Ultimamente però il trend nipponico si orienta in tutt’altra direzione. Green Brewing, la piccola tea house nella zona di Nakameguro a Tokyo, ne è la conferma.

La mini-mecca dei migliori sencha monorigine
Si tratta di un piccolissimo locale iper minimal e dall’interior design contemporaneo. I posti a sedere attorno al bancone sono pochissimi e lo spettacolo al quale si assiste non ha nulla a che vedere con il cerimoniale antico del tè bensì assomiglia molto di più ad una performance di un sapiente barista che sforna cappuccini o shakera cocktails. Proprio così, niente kimono, niente tazze preziose, niente polvere di tè verde, bensì una selezione di pregiati sencha single-origin – provenienti dalle più svariate regioni del Giappone.
⇒ Guarda il video “L’arte del Sencha (Green Brewing, Tokyo)”

Il procedimento delle varie infusioni, tre in totale considerando un’ultima con l’aggiunta del riso soffiato per ottenere così un leggero genmaicha – è veloce ed immediato, realizzato filtrando i diversi tipi di tè verdi in dei filtri conici che sfociano su caraffe trasparenti. Il tutto viene servito in semplici tazze di ceramica e bevuto a piccoli sorsi, ne bastano pochi, la quantità non supera di molto quella di un caffè lungo.

Dalle mappe di Google alla cartina dei sencha single-origin
Mappe: se dovessi pensare ad una parola per riassumere la mia esperienza presso Green Brewing è proprio mappe. Ho utilizzato una mappa – Google dixit – per arrivarci infatti. Non solo, ma sono dovuta ricorrere anche al navigatore, infatti le stradine di periferia di una Tokyo fuori dal centro, e fuori dal tempo, erano strette e prevedevano diversi cambi direzionali. Ma alla fine, eccola la mia meta, una porta trasparente che invita in una stanza tutta bianca: una vera e propria oasi urbana!
Il ricorso a Maps è avvenuto anche durante la consultazione del menù, articolato per regioni del Giappone. Gli amanti dei tè verdi nipponici avranno sicuramente degustato un buon sencha da Uji – nei pressi di Kyoto – oppure uno speciale raccolto meridionale da Kagoshima, ma Miyazaki e Shiga? Località mai sentite nonostante viva in Giappone da 2 anni.

Prima di ordinare i due tè da degustare è apparsa una terza mappa: quella gustativa. Per agevolare la scelta dell’avventore gli ideatori hanno pensato ad una bellissima “cartina gustativa”, ove i nomi dei tè erano posizionati più o meno vicino agli indicatori di dolce/rotondo oppure amaro/corposo, umami e così via.
Sencha assaggiati
Sencha Okuyutaka
Provenienza: Koga, nella prefettura di Shiga
NOTE GUSTATIVE | |
Dolce | ★★★ |
Amaro | ★★ |
Umami | ★★ |
Colore: verde brillante.
Palato: molto astringente ma con una nota dolce davvero persistente.
Proviene da una piccola piantagione, la produzione non è industriale.
⇒ Leggi qui la recensione più approfondita di Sencha Okuyutaka.
Sencha Yamanami
Provenienza: Koyu, Miyazaki
NOTE GUSTATIVE | |
Dolce | ★★ |
Amaro | ★★ |
Umami | ★ |
Colore: giallo chiaro.
Palato: molto “mild”, rotondo, per niente astringente, con una spiccata nota amara, specialmente quando la temperatura scende e si raffredda. Nella seconda infusione le note amare prevalgono sulla dolcezza.
Miyazaki è la terza zona più rinomata per la larga produzione di tè dopo Shizuoka – al primo posto – e Kagoshima. I tè verdi di Miyazaki sono famosi per la lavorazione manuale che prevede un processo di rullatura. Le foglie che ne risultano sono molto simili a quelle del tamaryokucha. Quelle degustate però non avevano subito nessun trattamento.
⇒ Leggi qui la recensione più approfondita di Sencha Yamanami.
Sencha Ujihakan
Provenienza: Ujitawara (Kyoto)
NOTE GUSTATIVE | |
Dolce | ★★ |
Amaro | ★ |
Umami | ★★★ |
Fino a pochi anni fa a tutti i sencha provenienti dalla zona di Kyoto poteva venir applicata la dicitura di tè di Uji – zona capace di dare pregiati sencha e unici gyokuro. Una più severa recente legislatura invece prevede che solo i tè circoscritti nella zona della città di Uji possano chiamarsi così. Il tè che ho degustato era uno di questi.
Kamairi Saemidori
Provenienza: Kagoshima
NOTE GUSTATIVE | |
Dolce | ★★★ |
Amaro | ★ |
Umami | ★ |
Colore: oro giallo.
Palato: estremamente dolce! Sentore di riso al primo sorso, per niente astringente. Dolce, dolcissimo nei sorsi successivi, anche una volta raffreddato. Mi ha definitivamente fatto cambiare idea riguardo ai tè dal sentore umami dal Sud del Giappone… rimane il mio preferito tra quelli degustati!
Quindi abbiamo un’estrazione più simile al caffè? L’ho sempre detto, tè e caffè sono lati opposti della stessa medaglia ❤
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Dalla foto e dal video sembra proprio così, quei filtri anche a me ricordano lo “slow brewing” del caffè visto nei coffee bar a Vilnius o al Moleskine di Milano. E sono d’accordo con te riguardo tè/caffè. Sembra sempre un po’ illegale / sacrilego parlare delle loro similitudini quando, in realtà, tante di quelle differenze nn sono altro che blah blah inventato dai media. Sempre a Vilnius, mi era capitato di assaggiare alcuni caffè monorigini prodotti dalla stessa gente che coltivava anche tè (Thailandia). World is such a small place, for us, for tea and for coffee
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Aggiungo solo questo: il mio “sensei del caffè” (sono assaggiatore) invitò dei suoi amici etiopi per mostrare al pubblico la cerimonia del caffè… La gong fu cha, con pochissime differenze!
Ci ho scritto svariati paragrafi in merito, su un libro che deve ancora uscire ovviamente o.o
Tra l’altro a una gara di brewing di caffè esordii dicendo “Sono qui perché sono maniaco di tè”
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Fantastico! La gong fu caffè quindi? Mi piacerebbe leggere quello che hai scritto a riguardo. Aspetterò il libro!
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Te la faccio più esaustiva e sintetica qui:
– All’ora del caffè, le donne di casa mandano i bambini a chiamare amici e vicini
– Intanto la donna di casa incaricata del caffè tosta i chicchi in padella, a un grado più adatto agli ospiti, quindi macina e mette nella caffettiera (una brocca dal collo lungo e stretto, non ricordo il nome purtroppo)
– mentre si scalda l’acqua si distribuiscono le tazze con dentro eventuali condimenti graditi dagli astanti, secondo il gusto di ognuno. Si servono anche popcorn da mangiucchiare
– prima infusione di caffè, per una media di 30 secondi! E si serve
– su questa logica si fanno un altro paio di infusioni in media.
Da notare che la “caffettiera” NON va lavata poiché, essendo ceramica porosa, assorbe il caffè. Il tutto si svolge in un clima conviviale, tra chiacchiere e pettegolezzi.
Che ne dici, è non non è un gong fu caffè? XD
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È una storia BELLISSIMA!!! Grazie per avermela raccontata! Faccio qualche ricerca. Mi piacerebbe fare un post, è un peccato lasciare tale bellezza ai margini dei commenti. Quando è prevista la pubblicazione del tuo libro?
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Eh. Fai conto che l’editore lo aspetta da un pezzo, sono io che continuo ad aggiornarlo. Speriamo non si stufi di aspettare…
Per cui almeno un anno sicuro! Ma nel frattempo puoi fare due ricerche sulla cerimonia Etiope, puoi trovare più dettagli e metterci su qualcosa di buono. Nel mio libro, anche aspettandolo, troveresti meno di quel che ho scritto
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Ok, indagherò 👌
In bocca al lupo per il tuo libro!
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Se vuoi ti metto in contatto con chi la praticava abitualmente. Potrei riuscirci:3
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Yes, please! Mi piacerebbe molto
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