Ultimamente i tè giapponesi non fanno che alimentare la mia curiosità da tea nerd. Qualche mese fa, sorseggiando il Supernatural Black, tè nero detto wakoucha avevo scoperto l’esistenza dell’agricoltura naturale di Masanobu Fukuoka. Ed ora mentre bevo un verde fukamushi sencha ecco che mi imbatto in una nuova teascovery. Si chiama Chagusaba, ed è una secolare tecnica agricola praticata dai giapponesi, dal 2013 patrimonio UNESCO.

Chagusaba: cos’è e come funziona
Le piantagioni di tè dello Shizuoka hanno un aspetto caratteristico: sono tutte punteggiate dai campi erbosi chiamati appunto Chagusaba (茶草場, dove il primo ideogramma sta per “tè”, il secondo per “erba” e il terzo per “luogo”. Nei campi Chagusaba l’erba è coltivata per essere poi utilizzata come pacciame nelle piantagioni di tè.
Come funziona, esattamente? Nel periodo che va da autunno a fine inverno, gli agricoltori falciano l’erba a mano. Il fieno così ottenuto viene poi riversato tra un filare e l’altro nelle piantagioni di tè.
L’antica saggezza del Chagusaba: coltivare il tè preservando la biodiversità
La tecnica giapponese ha molti vantaggi: migliora il microclima del terreno, aiuta a controllare le erbacce, aumenta la capacità del suolo di trattenere acqua e sostanze nutritive. Il tutto si traduce in un prodotto finito (tè) di alta qualità, dal sapore e dall’aroma più ricchi e più intensi.
I benefici si estendono anche alla flora e alla fauna della regione. I campi Chagusaba, infatti, ospitano una ricca flora selvatica come il giglio del Giappone o il garofano selvatico; qui hanno trovato casa anche le Melanopline, una specie animale endemica dello Shizuoka.
Nel 2013, il metodo di coltivazione Chagusaba ha ottenuto il Riconoscimento di patrimonio agricolo mondiale (SIPAM).
Fonte:
- Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO)
- Globally Important Agricultural Heritage Systems “Chagusaba” in Shizuoka