Valentina Viollat – È iniziata in Italia una tea revolution, finalmente

Valentina Viollat

TEA TALKS: Valentina Viollat (Tea muse)


Conoscete il detto giapponese, “Se una persona non ha tè in sé, è incapace di comprendere la verità e la bellezza”? Ecco, ho avuto la fortuna di conoscere invece una persona che ha tantissimo tè in sé. Valentina Viollat (IG @tea_muse) non solo è capace di comprendere la verità e la bellezza della condizione umana, ma sa raccontarne le sfumature più profonde, con grazia e sorriso. E con un solo effetto collaterale: ti ispira a essere una tea lover migliore ♥

Io il tè proprio lo amo, non solo come bevanda e stimolo sensoriale, ma anche come simbolo di ritualità individuale e sociale, come paradigma estetico, come pratica etica dell’uguaglianza, del rispetto e dell’ospitalità, come baluardo del tempo lento e assaporato, come rifugio dal caos del mondo, come balsamo per corpo e anima.

Valentina

L’intervista.

Inizio dai complimenti… Il tuo profilo IG è una miniera per un tea lover, quante informazioni!

Dici? Mi fa piacere… a volte guardo quelli degli altri e mi sembra che il mio sia molto meno interessante 🙂

Parlaci di te. Cosa fai nella vita?

Ho fatto tantissime cose, a volte per scelta e a volte per opportunità che si sono presentate, pertanto non ho mai una singola risposta. Ho studiato filosofia all’università, una facoltà che non predispone ad un unico e preciso percorso lavorativo, inoltre ho sempre subito numerose fascinazioni, faticando a lasciare inesplorate le strade che mi comparivano davanti, anche se magari potevano risultare divergenti rispetto al percorso che stavo facendo. Una storia non lineare, insomma.

Di solito mi occupo di due o tre cose contemporaneamente. Al momento le mie attività sono la scrittura e la traduzione, la consulenza in ambito di moda e design e la formazione, anche per quanto riguarda la cultura del tè.

In principio era Alice

Quando e come nasce la tua passione per il tè?

Fatale fu la lettura, quando ero bambina, di Alice nel paese delle meraviglie: l’idea del tè come un rito ludico condiviso, in qualche modo in grado di suscitare discorsi nonsense divertentissimi, mi ha fatto innamorare.

Ero piccola, per cui ho dovuto attendere prima di poter bere il mio primo tè, ma mi esercitavo con la camomilla e organizzavo i teatime con gli animali di peluche. Io, naturalmente, ero Alice.

Valentina

Inoltre detesto l’odore del caffè (non me ne vogliano gli appassionati). Quel profumo pungente e pervasivo che la mattina riempiva le stanze di casa non mi piaceva. Tantomeno mi piaceva il gusto della bevanda nera, al punto che non ho mai amato nemmeno il tiramisù. Ho trascorso l’infanzia a Parigi, in Francia, lontana dal monopolio culturale imposto dalla tradizione italiana del caffè espresso. Ricordo molti amici dei miei genitori che bevevano il tè nei café parigini al posto del caffè. Anche in Francia si beve moltissimo caffè, ma bere un tè è altrettanto naturale.

Il tè per me è stato amore al primo sorso. In particolare ricordo l’Earl Grey che aveva portato mio papà da uno dei suoi viaggi, un tè dello Yunnan preso a Chinatown qui a Milano quando ero ancora alle scuole medie e un Darjeeling in boîte quadrata lilla che offrivo al mio primo amore.

Che tè ti piacciono?  

Io sono una fanatica dei tè wulong, i tè verdeazzurri. È la mia famiglia di tè d’elezione. Ne amo la ricchezza di varietà, di sfumature, la vellutatezza al palato, la morbidezza, i bouquet complessi e fioriti. Amo anche i neri cinesi fermentati, come i Pu Er, e i verdi di ogni origine. Mi commuovono certi tè bianchi con la loro delicatezza da fiore di cotone. Adoro il matcha puro di qualità cerimoniale, che bevo tutte le mattine e, quando sono in giro, mi concedo un guilty pleasure che è il Matcha latte (rigorosamente a base di latte vegetale), non me ne voglia il tuo intervistato. In certi periodi mi piace bere i tè profumati per contatto, al gelsomino o al litchi. Detto questo, i preferiti cambiano, perché ogni anno i raccolti sono diversi: se quest’anno ho un’ossessione per un certo Tie Guan Yin, l’anno prossimo potrei averla per un sencha speciale o un Darjeeling FF eccezionale.

Vivere il tè a 360°

Dal tuo profilo IG emerge l’immagine di una tea person dalle mille sfaccettature: Musa, amante, sommelier, educatrice, storyteller, stilista… Come fai a unire e coniugare tutti questi ruoli?

Concepisco i social come una dimensione virtuale ludica, pertanto non mi sono posta limiti nel costruire il mio piccolo tempio dedicato al tè … spero di non apparire pretenziosa, per me è solo un modo per vivere la mia passione per il tè a 360°.

Su IG mi sento autorizzata a divertirmi e anche un po’ a sognare: come una Musa, vorrei ispirare le persone ad avvicinarsi alla cultura del tè che io adoro.

Valentina

Da qui anche il mio ruolo di amante: io il tè proprio lo amo, non solo come bevanda e stimolo sensoriale, ma anche come simbolo di ritualità individuale e sociale, come paradigma estetico, come pratica etica dell’uguaglianza, del rispetto e dell’ospitalità, come baluardo del tempo lento e assaporato, come rifugio dal caos del mondo, come balsamo per corpo e anima.

Valentina Viollat (IG @tea_muse). Intervista per Prima Infusione blog sul tè
Valentina

Mi sento, con tanta umiltà, di essere una tea expert, data la mia formazione e attività (ho lavorato per 3 anni presso Chà Tea Atelier, negozio milanese con sala da tè specializzato in raccolti pregiati) e sarò ufficialmente Tea Sommelier a breve, quando avrò conseguito il titolo di Tac Tea Sommelier, al termine del corso che sto frequentando, ideato dalla Tea and Herbal Association of Canada (THAC) e portato in Italia da Protea Academy.

Educatrice fa riferimento alla mia attività didattica, che si svolge tramite corsi e degustazioni.

Storyteller è la dicitura romantica del ruolo appena menzionato e ciò che mi piacerebbe essere su Instagram.

Stilista… perché ho questa pazza idea di abbinare tè e moda e di creare dei pairing ad hoc, per vivere la dimensione estetica del tè e dei suoi riti ed accessori. Pubblicherò sempre più abbinamenti…. Mi diverto tantissimo a crearli.

Teatime con Valentina Viollat

E poi c’è… First Italian Radio show about tea! Di cosa si tratta?

È progetto bellissimo! Io e Gabriella Lombardi, fondatrice di Chà Tea Atelier, nonché mia mentore per quanto riguarda la professione di tea sommelier, abbiamo collaborato con Radio Bla Bla, proponendo Tea Time, un programma settimanale di un’ora interamente dedicato al tè. C’era anche il tea & music pairing. Come conduttrici del programma, oltre a chiacchierare di cultura del tè e nuove tendenze, infatti, ci occupavamo anche della selezione musicale cercando di abbinare i brani agli argomenti e al tè. Stay tuned, perché il progetto evolverà e tornerà!

Non solo tè

Scrivi sul blog The Soul Garden. Tra i temi trattati spicca il benessere olistico, ma non trovo articoli sul tè, come mai?

Perché ci sono già Tea Blog straordinari come il tuo, e non avrei saputo fare di meglio. Sentivo invece la necessità di raccontare ciò che ho scoperto nel mio percorso alla ricerca del benessere secondo natura, degli approcci olistici alla prevenzione e conservazione della salute, della bellezza senza età naturale.

Il mio mantra è: il corpo è un tempio, l’anima è un giardino, nel mio blog parlo di come coltivare questi due spazi sacri. Ogni volta che scopro qualcosa in tema, mi dico sempre: “…ma perché nessuno me l’ha detto prima, perché non l’ho scoperto prima??” Sento l’imperativo di condividere ciò che mi ha letteralmente cambiato la vita. Spero di avere tempo per rendere ricco di risorse il mio sito. Il tè avrà un suo ruolo, essendo anche una risorsa preziosissima per soma e psiche, ma per ora gli dedico il mio spazio su IG.

Valentina

Teaspiration: indirizzi, libri, profili IG

Sull’IG condividi tantissimi negozi e locali di tè scoperti durante i tuoi viaggi. I tuoi 5 posti preferiti?

Quando viaggio, il tè è il filo rosso di ogni mia esplorazione: ovunque io arrivi, per sentirmi a casa, ho bisogno di trovare un posto dove bere il tè. È una necessità. Che sia una stanza con vista sul Bosforo, una Tea Room cinese a Parigi, un pezzo di prato in riva al fiume a Berlino o un palazzo antico sull’acqua a Venezia. Questo mi porta a cercare, in ogni luogo, chi vende o prepara il tè e così scopro posti amabili.

  1. A Milano raccomando Chà Tea Atelier, ovviamente.
  2. Poi una scoperta recente: Moko’s Matcha, un “tempio” dedicato al matcha in tutte le sue declinazioni.
  3. A Parigi adoro la Maison Des Trois Thés, una splendida sala da tè in stile cinese di Taiwan aperta a Parigi nel 1995 dalla Maestra Yu Hui Tseng. Madame Tseng conserva e invecchia in apposite celle a temperatura e umidità controllate, tè rari e preziosi e nei suoi giardini di Taiwan coltiva tè perduti (anche i tè passano di moda!). Circolano molte voci e leggende sui suoi tè e sulla sua enigmatica figura, tutto ciò aggiunge fascino al bellissimo luogo arredato con pezzi di antiquariato.
  4. Sempre a Parigi raccomando la mia scoperta più recente: Thé-ritoires, una tea room incredibile dal punto di vista dell’ideazione degli interni e dell’ambientazione. Il proprietario, un ex archeologo rapito dai sentori del tè, è riuscito a creare un ambiente classicamente British, con accenti fiabeschi alla Lewis Carroll e interventi in stile cinese, il tutto armonicamente fuso insieme. Un miracolo, per chi come me ha un immaginario legato al mondo del tè costruito con mille influenze diverse. Il proprietario, Arnaud Bachelin, ha anche scritto un interessante libro sull’archeologia del tè: L’heure de véri-thé – Une archéologie du thé. 
  5. A Tokyo ci sono mille posti, ma adoro Aoyama Flower Market Tea House, una poesia: una casa del tè dentro una serra di fiori profumati.

Chi sono i tuoi modelli di ruolo del mondo tè?

La domanda più difficile di tutta l’intervista! Sì, perché sono piena di ammirazione per un sacco di gente!!!

Ho già citato la mia mentore, amica e guru Gabriella Lombardi, la misteriosa e leggendaria Madame Tseng e aggiungo la mitica Jane Pettigrew per creare un trittico di donne del mondo del tè, esponenti di tradizioni diverse. Mi piace molto anche il lavoro di diffusione culturale sulla cerimonia del tè giapponese portato avanti da Adam Wojcinski con il suo Tea Duet e altre interessantissisme performance. Mi fermo se no inizio a elencare maestri di cerimonia, tea planter, tea taster…

I tuoi 5 tea blogger o tea instagrammer preferiti?

Partiamo da Prima Infusione, un sito che adoro, lo conosci? 🙂

Grazie Valentina, sei troppo buona!

Proseguiamo con lo storico pionieristico bellissimo blog italiano Five O’clock di Carlotta Mariani, poi, come non citare Lu Ann Pannunzio e il suo Teaaholic (il nome perfetto per una tea instagrammer)?

Su Instagram sono in venerazione delle immagini e delle descrizioni sensoriali dei sentori del tè di Exoteaque di Giovanni Othniel. Mi piace molto anche TeaCurious di Rie Tulali con le sue perfettamente composte atmosfere bianche e, come contraltare, Zuvamart, un account stiloso dai toni d’ombra e contrastati, interamente dedicato a un unico tè: il Masala Chai con latte.

Amo il coniglietto tenerissimo di Thetearabbit e i creativi post colorati di Teaprouk. Mi fermo, altrimenti la tua intervista diventa un libro sui Tea Instagrammer (a proposito, che ne dici, lo scriviamo io e te?)

Bellissima idea!  

Antichi Riti e interpretazioni contemporanee

Tempo fa hai scritto, “Gong Fu Cha è il mio massaggio dell’anima preferito”. Tra i riti del tè, quale ti piace praticare e a quale invece assistere come ospite?

Il Gong Fu Cha adoro praticarlo. Penso davvero ciò che ho scritto: il Gong Fu Cha mi culla l’anima. Per spiegare cosa che intendo, ho ideato un evento per la scuola di Counseling olistico dove insegno, che si chiama proprio Tea Soul Massage. In silenzio, si assiste per ore al Gong Fu Cha, seduti o sdraiati su comodi cuscini: i gesti e le sequenze massaggiano l’anima e i suoni di acqua e liquore avvolgono in un bagno sonoro riequilibrante. La prossima volta sei invitata!

Grazie!

Come ospite, invece, vorrei ogni giorno assistere alla Cha No Yu. È la mia dimensione. Il mio rapporto intimo con la cultura ed estetica giapponese ha radici antiche. Siamo in dialogo da sempre e questo rito parla il mio linguaggio più privato, composto di frasi e parole che non oso sussurrare nella vita di tutti i giorni. Non esiste circostanza in cui io mi senta più beata. Sono a casa come in nessun altro luogo o tempo. Ho dedicato a questa arte del tè molta attenzione e molta devozione, poiché è espressione di numerosi aspetti della mia adorata cultura giapponese.

Studiare la Cha No Yu mi ha aiutato a decifrare l’animo nipponico e a comprenderlo più profondamente. Nella mia tesi di laurea ne parlo diffusamente, cercando umilmente di coglierne i significati filosofici ed estetici. Ho iniziato a studiarne la pratica, mi ci vorrà tutta la vita: è davvero complessa come dicono.

Valentina

Quando uno dice teatime, si pensa subito al tè all’inglese, accompagnato dagli scones e dalle chiacchiere tra amiche. Credi che siano possibili altre interpretazioni?

È il 2018: tutto è possibile! Questa è una sfumatura di bellezza dei nostri tempi: qualsiasi contaminazione interessante può arricchire il dialogo culturale intorno alle tradizioni. Io immagino un British teatime con esotici food pairing asiatici in un bookstore, per la presentazione di un libro e un Gong Fu Cha con degustazione di frutti mediterranei in un museo, ad un vernissage… Rispetto ogni tradizione, che è doveroso preservare e portare alle generazioni successive, ma incentivo la creatività assoluta, come variazione sul tema e digressione poetica. Possiamo inventare teatime in luoghi impensati, da soli o in compagnia, privati o sociali.

Immagino uno scalatore in vetta con un avveniristico kit per preparare il tè in condizioni estreme, un bel Gong Fu Cha improvvisato in spiaggia al tramonto, abbinato alla focaccia ligure e perché no, un primo appuntamento al parco con thermos, mug da pic-nic e mochi al matcha.

Recentemente su IG ho visto uno splendido post che raccontava un Gong Fu Cha improvvisato in treno, un teatime fuori programma, geniale!

Libri sul tè

Qual è il libro sul tè che ti ha influenzata di più? Attualmente stai leggendo qualcosa?

I libri che mi hanno maggiormente influenzata sono diversi, ti cito i due imprescindibili: Il libro del tè di Okakura Kakuzō e Il canone del tè di Lu Yu, per osservare il mondo del tè orientale dal punto di vista delle culture che l’hanno creato.

Il canone del tè, Lu Yu
Il canone del tè di Lu Yu, edizione Quodlibet.

In questi giorni sto cercando di procurarmi The Book of Japanese Tea di Per Oscar Brekell, è appena uscito in anteprima su Amazon e sarà distribuito in Giappone a fine agosto, dovrebbe essere bilingue e non vedo l’ora di leggerlo.

The Book of Japanese Tea by Per Oscar Brekell
The Book of Japanese Tea di Per Oscar Brekell, edizione bilingue anglo-giapponese

Attualmente sto leggendo Morte di un maestro di tè di Yasushi Inoue, una pietra miliare della letteratura dedicata al tè che ancora mi mancava.

Contemporaneamente, sto terminando la lettura di un saggio: La cultura del tè in Giappone e la ricerca della perfezione di Aldo Tollini.

La tua frase sul tè preferita?

Ne ho 3 e non obbligarmi a scegliere, ti prego!

Citazione #1

Se un uomo non ha tè in sé, è incapace di comprendere la verità e la bellezza.

Proverbio giapponese

Citazione #2

Il tè si beve per dimenticare il frastuono del mondo.

T’ien Yiheng

Citazione #3

L’amore e l’amicizia non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè.

Detto Zen

Tea Masters Cup Italia

Gli eventi sul tè più memorabili?

Sicuramente le edizioni della Tea Masters Cup Italia organizzate dall’associazione del tè Protea: che emozione vedere esperti e tea lovers gareggiare per eccellere nel mostrare al mondo le loro competenze e il loro amore per il tè. L’ultima, in particolare, si è tenuta sul Monte Bianco: una bellezza indescrivibile e personalità internazionali in giuria, tra cui l’inventore della Tea Masters Cup.

Nell’edizione 2017 ti sei cimentata nella Tea Mixology. Ci racconti la ricetta del drink che avevi creato per l’occasione?

Che ridere! Per un’astemia come me, più che una sfida, un’impresa impossibile. L’ho fatto per amore del tè. Ecco la ricetta, che, inaspettatamente, è stata molto apprezzata.

Hanami

per 4 persone
  • 200 ml di distillato giapponese Shiso Shochu infuso con tè verde giapponese Sencha profumato al melone
  • 120 ml di acqua di cocco
  • 100 ml di succo di melograno fresco estratto a freddo
  • 60 ml di succo di agave
  • 120 ml di panna di cocco
  • chicchi di melograno per guarnire

Shakerate tutto e guarnite con i chicchi di melagrano appoggiati delicatamente sulla schiuma.

Tea Sommelier? Un esperto versatile e appassionato

Stai studiando per diventare Tea Sommelier, come vedi questo ruolo nella società di oggi? 

La cultura attuale dei paesi che godono di benessere è ossessionata dall’esperienza gastronomica, soprattutto ultimamente. In questa circostanza, una proposta per nobilitare questa ossessione ed evitare che sia una mera grande abbuffata, è trasformarla in una ricerca artistica, tentare di elevare ad eccellenza questo genere di esperienza, magari proprio anche grazie all’arte di bere bene il tè e abbinarlo al cibo. Sono un’appassionata di alimentazione naturale, per cui spingo per il tè come accompagnamento ideale ai pasti, al posto degli alcolici. Sono di parte, non me ne vogliano gli esperti di vino.

Ovviamente, ognuno deve e può degustare il tè a suo piacimento, senza bisogno di un consiglio professionale. Lo stesso vale per vino e cibo. Se, però, esistono figure professionali come Sommelier e Chef, significa che esistono anche esigenze differenti. Ad esempio, a volte c’è il desiderio di godere di un’esperienza gastronomica accompagnati da un professionista che abbia assaggiato e sperimentato molto e che possa guidarci in una sperimentazione approfondita. Questo può valere anche per il tè. La nostra amata bevanda, inoltre, coinvolge aspetti culturali che vanno di gran lunga oltre quelli degustativi.

Come dovrebbe essere questa professione? Il Tea Sommelier ideale, secondo me, dovrebbe possedere competenze professionali che includano la conoscenza dei tè del mondo, delle preparazioni, delle cerimonie, delle lavorazioni e delle caratteristiche della pianta. Dovrebbe poter presentare la cultura del tè declinandola in ogni circostanza: da quelle più a sfondo culturale a quelle più a tema gastronomico. Me lo immagino come un esperto competente, versatile e appassionato in grado di far apprezzare i paesaggi del mondo del tè e i suoi sentori particolari.

Nei paesi dove è proibito bere alcolici per motivi religiosi, il Tea Sommelier è una presenza immancabile in ristoranti e hotel. Prima o poi accadrà anche in Italia, paese del vino e del caffè? Chissà, possiamo solo sperare nell’ondata di salutismo… oppure ci possiamo trasferire a Dubai 🙂

Valentina

La tea revolution italiana

Come vedi cambiato il panorama italiano del tè rispetto a 10 anni fa?

Il mondo del tè italiano mi sembra in fermento, mi sembra essere passato da “nicchia per pochi appassionati” a vivaio pieno di tea lover di ogni generazione. Finalmente ci sono associazioni serie che hanno l’intento di diffondere la cultura del tè in Italia in modo comunicativo e trasversale. Un tempo avevo l’impressione che chi ne sapeva, spesso desiderasse rimanere l’unico esperto, il detentore di un sapere quasi misterico.

Oggi vedo più leggerezza, più creatività, più apertura alle nuove tendenze e più voglia di comunicare con gioia ed entusiasmo. Vedo nascere eventi, siti e riviste dedicate: si sta diffondendo molta preparazione seria, quella relativa al tè in foglie, senza l’aura di mistero elitaria d’un tempo.

Valentina

Il tè di qualità è ora alla portata di tutti ed è proposto in diversi stili e contaminazioni, a volte molto interessanti. È iniziata in Italia una tea revolution, finalmente. Cara Jurga, conquisteremo il Bel Paese un’infusione alla volta!

Tea, Love & Peace 

Cina e Giappone: mondi diversi ma radice comune

Hai vissuto nei due Paesi del tè per eccellenza. Sono davvero così diversi l’uno dall’altro?

Ho vissuto per un periodo con una famiglia Giapponese a Tokyo e poi, per motivi di lavoro, due anni fa mi sono ritrovata a compiere cinque viaggi in Cina in meno di dieci mesi. Qualche riflessione, dunque, è scaturita dal confronto delle due esperienze. Mondi diversissimi, eppure radice comune, una radice profonda, radici strettamente intrecciate. La cultura giapponese, per quanto unica e peculiarissima, è per molti aspetti debitrice a quella millenaria cinese e il tè ne è un esempio.

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, senz’altro ho sentito prepotentemente in entrambi i luoghi la sacralità dell’ospitalità che è un dovere dell’anima, prima che sociale. L’ospite è investito di una condizione ontologica ed esistenziale diversa in Oriente. Ogni Paese ha la sua tradizione dell’ospitalità e i suoi riti per celebrarla e in numerosi luoghi essi sono legati al tè.

In Giappone prima e in Cina poi ho sentito, però, come da nessun’altra parte questo imperativo categorico che piega ogni circostanza alla necessità di accogliere l’ospite e di lenire le sue fatiche, i suoi disagi, le sue trepidazioni con una tazza di tè. Il mondo si ferma, per assaporare il tè. Cina e Giappone, in questo aspetto, mi appaiono come gemelli separati alla nascita.

Con quale di questi personaggi vorresti prendere una tazza di tè: Sen Rikyu, Imperatore Hui Zong, Robert Fortune, George Orwell, Lady… Gaga (ques’ultima aggiunta per ricordare il nostro slogan, evviva la democraTEA)?

Domanda stupenda! Per onorare la democraTEA, ti dico che subito mi sono immaginata un teatime a tre, con Sen no Rikyū e Lady Gaga: adorerei sentirli conversare di estetica dai loro punti di vista così lontani, secondo me sarebbe una conversazione fantastica, piena di argomentazioni vigorose. Poi mi tratterrei con il Maestro giapponese per carpire qualche segreto della Cha No Yu. Il giorno dopo, senz’altro, vorrei un incontro privato con l’Imperatore Hui Zong, per parlare di poesia, calligrafia, pittura e musica, tutte arti verso cui sento un’attrazione fatale.

Sogni per il futuro?

Sì molti! Voglio dedicarmi al gioco del Tea & Fashion pairing, sviluppare il progetto radiofonico e continuare ad offrire il Tea Soul Massage. Inoltre, da tempo sogno di riuscire a realizzare una performance gestuale costruita intorno al tè (ho lavorato in teatro per molti anni e vorrei unire questi due amori). Vedremo se avrò occasione di dare spazio a questi desideri.

Valentina Viollat @tea_muse, intervista per Prima Infusione tea blog
Valentina Viollat @tea_muse

Che consiglio vorresti dare ai nostri lettori?

Prestate attenzione ad ogni elemento per preparare le infusioni perfette, controllando ogni variabile: acqua, temperatura, tempo d’infusione, dosi…. e poi rompete le regole e trovate la vostra infusione perfetta, quella che piace a voi. Dopotutto, preparare il tè è un’arte, più che una scienza. E il fine è il piacere, il piacere assoluto. Che, ovviamente, è soggettivo.

E poi: se dovesse capitarvi l’occasione, provate a bere una tazza di tè nella natura sotto la pioggia: un’esperienza sensoriale straordinaria.

Grazie Valentina!  

© RIPRODUZIONE RISERVATA. Per utilizzare i materiali di Prima Infusione è obbligatorio indicare il link attivo al pezzo originale. Se non è indicato diversamente, tutte le foto sono di proprietà ed uso esclusivo di Jurga Po Alessi | primainfusione.com.

6 Comments

  1. Ho avuto il piacere di conoscere Valentina quando ho partecipato con lei alla prima edizione della TMC ed io arrivai seconda alla gara di degustazione. Da allora, mi è capitato di incontrarla altre volte ad eventi sul tè e posso dire che è veramente una bellissima persona solare e accogliente. Una volta abbiamo parlato del Qi Gong che io pratico come il suo compagno. Che dire se non “Buona tazza di tè a tutti” 😀

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